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Intervista blitz a Svitlana Svyridyuk, coordinatrice del progetto "Evacuazione dei bambini in Italia"

Mag
11

Nella rubrica #team of Timosha’s smile di oggi, ti presenteremo una persona che con il suo grande cuore e la sua dedizione a questo delicato lavoro ha dato speranza ai bambini nei tempi più bui. Sin dai primi giorni di guerra, Svitlana Svyrydiuk, coordinatrice del progetto “Evacuazione dei bambini in Italia”, si è preoccupata per ogni famiglia che doveva andare all’estero per curarsi e le ha accompagnate. A volte non aveva il tempo di riposare tra un viaggio e l’altro, ma non si fermava e non rifiutava nessuno.

Scoprirai nella nostra intervista blitz cosa la ispira a un lavoro così instancabile.

Da quanto tempo sei con “Timosha’s smile”?

– Se parliamo dell’inizio della mia presenza attiva, questo risale all’inizio della guerra e dell’evacuazione.

Cosa ti motiva a lavorare in Fondazione?

– La voglia di far parte del progetto Dream.

Cosa ti sorprende di più del lavoro della Fondazione?

– La presenza di Dio. In tutto.

Come hai conosciuto Timoshas smile?

– Attraverso la mia conoscenza con famiglia Sanko. Ero nel gruppo di preghiera che l’ha sostenuta fin dall’inizio delle cure  di Tymoshya in Italia.

Perché hai deciso di impegnarti a evacuare i bambini?

– Dopo aver visto il suo annuncio, ho detto a Yulia che conosco l’italiano ed ero pronta ad aiutare. Dopo 2 giorni c’è stata una chiamata: prepararsi e partire.

Quali erano i tuoi compiti durante l’evacuazione?

– Ricevevo un elenco dall’amministratore della Fondazione e chiamavo ogni famiglia per chiarire i dettagli del viaggio. Tenevo le comunicazioni con i conducenti. Davo supporto diretto durante le trasferte. Ricercavo alloggi a Rivne per famiglie che, a causa della guerra, non potevano calcolare la data precisa della partenza per l’Italia. Curavo le comunicazioni con medici italiani che erano in Polonia e in Italia e inviavo gli elenchi dei bambini e la documentazione medica.

Quanti viaggi di evacuazione sono stati organizzati da “Timosha’s smile”?

– Difficile da dire. Si trattava di autobus grandi e piccoli, automobili… trasferimenti autonomi e voli di famiglie non solo in Italia, ma anche in altri paesi: Polonia, Turchia.

Quale tua abilità o esperienza Dio ha usato durante l’evacuazione?

– La conoscenza della lingua italiana e la mia capacità di coordinamento.

Qual è stata la cosa più difficile durante l’evacuazione?

– Era molto difficile lasciare l’Ucraina ogni volta: non sapevo se sarei stata in grado di tornare e mi chiedevo cosa sarebbe successo ai miei parenti durante la mia assenza.

Senza quali cose sarebbe stata impossibile l’evacuazione?

– Senza la collaborazione di chi era pronto ad aiutare: italiani e ucraini, chiese, volontari. Persone semplici dal cuore grande. Ho scoperto un’altra Italia e un’altra Ucraina.

Qual è il ricordo più vivo dei viaggi di evacuazione che hai nel cuore nel cuore?

– Come gli italiani hanno incontrato i bambini a Monza. Abbiamo sempre raggiunto direttamente in pullman questa città.

Mantenete rapporti con le famiglie di chi è andato in Italia per curarsi?

– Con alcuni abbiamo rapporti molto frequenti, amichevoli e costanti.

Oggi è possibile che i bambini ucraini malati di cancro vadano in Italia a curarsi?

– Si.

Cosa deve fare una famiglia ucraina per andare a curarsi in Italia?

– Chiamarci!

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